Poca misericordia.
La notizia della giornata è che la Misericordia ha deciso di chiudere le porte dei "propri" campi a tutti gli altri operatori, impedendo l’afflusso di aiuti sia da canali privati che istituzionali (Protezione civile inclusa).
Alla luce di questa faccenda c’è stato anche un "priproquo" relativo alla raccolta fondi chiarito nei post precedenti ai quali rimando per maggiore chiarezza.
Fatto sta che da ieri al campo di Lilletta, gestito dalla Misericordia, non solo non abbiamo potuto consegnare gli aiuti richiesti ma si è notata una netta militarizzazione del territorio: sbarre agli ingressi, camionette dei carabinieri e agenti sparsi nel territorio di uno dei campi precedentemente più accessibili e con il quale avevamo sviluppato ottimi rapporti anche con le stesse istituzioni.
Le ragioni di tutto questo non sono chiare, probabilmente ancora non sappiamo tutto sulla pericolosità sociale delle cassette di frutta e verdura, fatto sta che ieri (e presumibilmente anche oggi) il campo è rimasto senza il consueto carico di frutta e verdura richiesto dalle persone che all’interno del campo stanno avendo disfunzioni e problemi intestinali.
Da stamane circola la voce che la Misericordia abbia già allentato la presa su questo discorso, vedremo nei prossimi giorni se effettivamente questa sensazione si concretizzerà in un passo indietro da parte dei vertici dell’organizzazione.
Venendo alla cronaca della giornata, ieri abbiamo consegnato:
– Frutta e verdura fresca, asciugamani e disinfettanti per lavatrici a Bagno (Chiesa grande).
– Ciabatte di plastica, tute assortite e ancora asciugamani/accappatoi a Poggio di Roio.
– Un carico di cinque cassette di zucchine lasciato al coordinamento di Fossa dove era richiesto per altri campi.
In generale, come già accennato per Lilletta, la militarizzazione dei campi e in un certo senso la blindatura di chi vive al suo interno è un fattore piuttosto ricorrente in questa fase che, nonostante permangano diverse situazioni di difficoltà, viene definita di seconda emergenza da parte delle istituzioni operanti in loco, sicchè talvolta si bloccano (o si tentano di bloccare) i rifornimenti dei privati al fine di dimostrare di poter gestire interamente la situazione senza che i "propri" campi abbiano bisogno ad aiuti esterni (quasi si potesse avanzare un discorso di proprietà privata sulle persone che li abitano).
Un’autoreferenzialità del tutto gratuita e nociva che tuttavia non può cancellare le richieste che quotidianamente continuano ad arrivarci e che puntualmente continueremo a servire.
Ieri c’è stata la riunione tra tutte le componenti alla base di Epicentro solidale, al di là di altre questioni più dibattute c’è stato unanime consenso relativamente a un tipo di intervento che abbia una dimensione più completa dal punto di vista umano e culturale da porre in essere nel momento in cui le esigenze materiali saranno effettivamente soddisfatte e parallelamente al soddisfacimento di queste: creare spazi di socialità all’interno di campi che giacciono nella più totale passività, avviare attività ludico/ricreative, proiettare film, organizzare biblioteche e molto altro sono solo alcuni degli esempi concretamente realizzabili all’interno dei campi. Il coordinamento marsicano da il pieno assenso a tali progettualità e si impegna a dare il proprio contributo con i mezzi disponibili dal momento in cui le esigenze materiali non saranno più una priorità per la popolazione dei campi.
Oggi e domani non potremo fare il consueto giro, dopo 13 giorni di servizio ininterrotto ci fermiamo un secondo sia per motivazioni di disponibilità personale (studio, lavoro) sia per ragionare in maniera più lucida sul senso e la dimensione del nostro intervento. In questi due giorni in cui non copriremo direttamente i campi tutte le nostre richieste saranno dirottate al coordinamento generale di Fossa (infoline 366/4137433) che si attiverà per soddisfarle al posto nostro.
Approfittiamo di questa brevissima pausa anche per raccogliere altre donazioni e poter ripartire in forze giovedì 23.
A prestissimo.