Report giornaliero 24/04/09

Gestione all’italiana.

Esistono vari tipi di sciacallaggio: quello di chi nei primissimi giorni ne ha approfittato per rivendere beni di prima necessità a prezzi stellari, di chi si è divertito a gettare nel panico la popolazione "predicendo" nuove terribili scosse o quello di chi fingendosi bisognoso ne ha approfittato per portare a casa (o in tenda) qualche paio di scarpe in più.

In generale, accanto alla dignità di molti, le ultime settimane hanno offerto una discreta varietà di situazioni in cui l’essere umano è riuscito a dare il peggio di sè, tuttavia, se si tratta di scegliere l’esempio più meschino, sicuramente non c’è peggior sciacallo di colui il quale, tenuto ad aiutare, ha invece lucrato (e continua a lucrare) alle spalle e ai danni della popolazione sfollata.

In queste settimane raccogliendo voci e testimonianze (oltre che con la pratica) ci siamo fatti una nostra idea sull’atteggiamento delle istituzioni e dei singoli operanti sul campo, cercando sempre di tenere il punto senza generalizzare e cercando conferme anche relativamente ai crescenti sospetti sulla gestione degli aiuti da parte principalmente della Protezione civile. Fondamentalmente ci siamo chiesti come fosse possibile che a quasi 20 giorni dal sisma, cioè in un contesto non più di prima emergenza, i privati costituissero ancora un canale importante (a volte fondamentale) per l’approvvigionamento dei campi.

Ci siamo chiesti come fosse possibile che il campo "Verde acqua" di L’Aquila (500mt da Piazza d’Armi) dipendesse esclusivamente dal nostro microgruppo relativamente alla fornitura di frutta e verdura, tanto da essere accolti come salvatori della patria con frasi come "siete dei scesi in terra, vi saremo eternamente grati" dal capocampo in persona dopo la consegna del carico odierno che finalmente dopo 18 giorni ha permesso alla popolazione del campo di avere un secondo e un contorno decente (zucchine, patate, spinaci, insalata) e di rispedire al mittente le porcherie della CRI.
 
Un discorso molto simile anche a Lilletta dove ci è stato detto che le nostre forniture sono essenziali e che anche se "tecnicamente non potremmo accedere al campo" continueremo ad avere la strada spianata data l’importanza del nostro lavoro.

Insomma ci sarebbe quasi da sentirsi gratificati, non fosse che certe responsabilità non ci competono.

Non ci competono perchè il senso del nostro intervento non era quello di costituire una Protezione civile parallela (il nostro intevento sul fronte umanitario mirava "semplicemente" a tamponare laddove ancora non erano giunti gli aiuti delle prime ore) e non ci competono perchè appunto esistono già istituzioni preposte e che gestiscono centinaia e centinaia di migliaia di euro (se non milioni) di aiuti tra beni materiali, soldi spediti, sms e raccolte varie.

Dov’è finita questa roba? Com’è possibile che dopo tutto questo tempo il nostro carico di frutta e verdura sia fondamentale per 2 campi e prioritario per un terzo? Com’è possibile che un migliaio di persone debbano fare affidamento su un piccolo gruppo come il nostro? Erano giorni che continuavamo a farci queste (e altre) domande, oggi finalmente alcune preoccupanti conferme sono venute da un elemento interno all’organizzazione stessa.

In sostanza ci è stato riferito di:

– Aiuti materiali immobilizzati nei magazzini da una burocrazia insostenibile, con campi colmi di aiuti che non sono autorizzati a rifornire altri scoperti.
Grave disorganizzazione nei campi e intorno ai campi, diffuse incertezza sulle copertura e le necessità degli stessi, inesperienza del personale a causa delle rotazioni settimanali.
– Singoli sfollati in combutta con protezioni civili locali (in alcuni casi allontanate dai singoli campi e/o poste sotto procedure di controllo) e capicampo corrotti che si organizzano per ricettare gli aiuti pervenuti.
Tentativi di rivendere cibo e altro materiale destinato ai campi da parte di singoli operatori locali.

Dall’interazione tra tutti questi fattori emerge in breve la tipica fisionomia della gestione all’italiana: funzionale ed efficiente nel momento in cui intervengono personalità brillanti e disposte al sacrificio e allo scontro (con la burocrazia e con i vertici della propria organizzazione), altrimenti mediamente farraginosa e incompetente, oppure nella peggiore delle ipotesi accondiscendente (se non complice) rispetto a condotte e dinamiche criminose.

In generale un contesto con significativi spazi di degrado che per quanto ci riguarda ci invita a tenere occhi e orecchie sempre ben aperte nei campi, a fare domande e vigilare oggi più di ieri sulla gestione del materiale che consegnamo, in ultima analisi una realtà che deve spingere i singoli cittadini stessi a informarsi il più possibile e fare pressioni sulle istituzioni e sui media affinchè si faccia chiarezza su certi episodi, prima che le telecamere si spengano definitivamente.

Continuiamo caricati di responsabilità crescenti nella speranza che queste tornino il prima possibile sulle spalle dei legittimi detentori, fino a quel momento continueremo ad avere bisogno di voi per soddisfare le richieste che quotidianamente continuano ad arrivarci dai campi.

Per donare basta una ricarica postepay:

N° Carta 4023 6004 4122 1852 intestata a Claudio Quinzi.

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