Gestione all’italiana pt.2
Ci sono giornate al termine delle quali ci si accorge che, pur tra mille questioni ancora aperte, si è riusciti a fissare qualche paletto sicuro dai cui ripartire l’indomani con la consapevolezza di aver fatto passi avanti verso la quadratura di un cerchio sempre più nitido: informazioni, esperienze e situazioni dapprima registrate in ordine sparso cominciano ad acquisire un senso e una logica ben precisa.
Nei giorni scorsi ci è capitato di notare una serie di elementi senza riuscire a mettere a fuoco il contesto generale: sicuramente l’esistenza di burocrazie invalicabili e l’utilizzo di protocolli militari erano un po’ troppo per controllare cassette di frutta e verdura e camion di pannolini, ma ancora non riuscivamo a spiegarci l’ottusa (o almeno così sembrava) e crescente militarizzazione del territorio.
Il punto è proprio questo, incrociando testimonianze ed esperienze diverse riteniamo che non ci sia nulla di più lucido e ragionato di quello che sta succedendo e che succederà nei prossimi giorni/mesi in Abruzzo.
La ricetta non la sappiamo per intero, ma ragionando su tutta una serie di ingredienti è forse possibile avvicinarsi all’impasto finale:
Magistrati che non riescono a indagare come dovrebbero, le stesse forze dell’ordine, reparti specializzati compresi, pressochè relegate a compiti di polizia stradale, un livello di controllo del territorio in continuo innalzamento (posti di blocco, sbarre e recinzioni agli ingressi dei campi, braccialetti di riconoscimento per la popolazione…). Si potrebbe pensare che si tratti di generica inefficienza/disorganizzazione e/o misure dettate dal contesto di emergenzialità, ipotesi peraltro da non scartare preventivamente, tuttavia, quando parallelamente sussistono fenomeni quali l’inquinamento delle prove dei crolli, avvenuto già nei primissimi giorni dopo il sisma e con una preoccupante sintonia/sincronia rispetto alle dichiarazioni di eminenti figure istituzionali, quando il lavoro di telecamere e giornalisti è controllato e gestito dall’alto e quando nell’aria comincia a sentirsi odore di appalti (anche molto prima delle procedure vere e proprie), il tutto assume un sapore ben diverso e dal concetto di casualità si passa in breve a quello di causalità.
Il nostro primo obiettivo resta sempre quello di assistere i campi e la popolazione al suo interno spostandoci verso zone meno fornite, nell’ottica e nella speranza di poter avviare il prima possibile le progettualità di tipo "non materiale" cui si accennava alcuni giorni fa, tuttavia, nel perseguire questo fine, continueremo a fare domande e documentarci su quanto sta avvenendo alle spalle e ai danni della popolazione terremotata e cercando di chiarire e approfondire quegli aspetti più sfuggenti o dei quali abbiamo ancora una conoscenza indiretta o superficiale.
La cronaca della giornata di ieri ci ha visti consegnare frutta e verdura nei campi di Verde acqua e San Biagio di Tempera, nel primo finalmente è stata allestita una cucina da campo che nei prossimi giorni farà dimenticare le forniture della CRI, nel secondo abbiamo trovato una situazione piuttosto organizzata dove ci hanno consigliato altre zone limitrofe (Aragno e Colle Brincione) dove sembra ci siano significative difficoltà che andremo ad verificare nei prossimi giorni.
Purtroppo non possiamo più permetterci di partire quotidianamente e la stessa giornata di oggi testimonia certe difficoltà, tuttavia, da un lato molti donatori hanno già contribuito più del dovuto e dall’altro svariati appelli per le donazioni sono già stati lanciati, per questi motivi non ce la sentiamo di continuare a scrivere a proposito di una necessità di risorse economiche che è sotto gli occhi di tutti, ma più pragmaticamente da questo momento in poi cercheremo di organizzarci per fare almeno 3 viaggi a settimana e ricalibrare su questa frequenza il nostro intervento, nella speranza di avere una copertura adeguata.